venerdì 21 marzo 2014

l’unica via

Che piccola cosa una vita!
La mia,
come tutte,
è una goccia.
Voglio si perda in un mare d'amore:
è l'unica via;
altrimenti è una goccia sprecata:
troppo piccola
per essere felice da sola,
troppo grande
per accontentarsi del nulla.

martedì 23 luglio 2013

carlotta nobile

carlotta nobile

E’ morta a soli 24 anni Carlotta Nobile…una violinista bravissima piena di talento…direttore artistico dell’Accademia di Santa Cecilia…autrice di due libri…
e mi piace ricordarla con due suoi pensieri

«Il tempo non è che un nemico beffardo sempre in corsa e mai costante. Va a ritroso quando dovrebbe scorrere e travolge quando dovrebbe fermarsi, e certo non sarò io a convincerlo a imparare»

«Ci sono battaglie che non abbiamo scelto. Poi c'é la vita. E io non smetterò mai di sceglierla».

venerdì 24 maggio 2013

O Dio, mandaci dei matti

O Dio, mandaci dei matti,
di quelli che siano capaci di esporsi,
di quelli che siano capaci
di scordarsi di loro stessi,
di quelli che sappiano amare
con opere  e non con parole,
di quelli che siano totalmente a disposizione del prossimo.

A noi mancano matti, o Signore,
mancano temerari, appassionati,
persone capaci di saltare nel vuoto insicuro,
sconosciuto e ogni giorno più profondo della povertà;
di quelli che sono capaci di guidare la gente
senza il desiderio di utilizzarla come sgabello per salire loro;
di quelli che non utilizzano il prossimo per i loro fini.

Ci mancano questi matti, o mio Dio !
Matti nel presente,
innamorati di una vita semplice,
liberatori del povero,
amanti della pace,
liberi da compromessi,
decisi a non tradire mai,
disprezzando le proprie comodità
o la propria vita,
totalmente decisi per l'abnegazione,
capaci di accettare tutti i tipi di incarichi,
di andare in qualsiasi luogo per ubbidienza,
e nel medesimo tempo liberi, obbedienti,
spontanei e tenaci, allegri, dolci e forti.

DACCI  QUESTO  TIPO  DI  MATTI, O MIO SIGNORE. !!!

 Louis-Joseph Lebret (1897-1966)v- francese - è stato un frate domenicano sociologo e filosofo

giovedì 23 maggio 2013

Immense et rouge

 

paolo_bigazzi_paris_at_night

 

Immense et rouge
au-dessus du Grand Palais
le soleil d'hiver apparait
et disparait

Comme lui mon coeur va disparaitre
et tout mon sang va s'en aller
s'en aller a ta recherche
mon amour
ma beautè
et te trouver
là où tu es.

Jaques Prevert

venerdì 26 aprile 2013

I’eredità triste del 25 aprile…..erri de luca

Per restituire attualità alla festa della liberazione, che da oltre 60 anni rinnova le polemiche sulla memoria condivisa del «Paese più complicato del mondo», Erri De Luca, scrittore ed ex dirigente di Lotta Continua, parte dalle Sacre Scritture di cui è traduttore «non credente». «Sono uno che si alza la mattina e non crede», ha tenuto a precisare a Lettera43.it.
COME GLI EBREI NEL DESERTO. «NellaBibbia, gli ebrei diventano popolo quando lasciano il deserto e accettano una legge, fino ad allora erano una massa di serpi in fuga», ha spiegato De Luca. «E per noi è lo stesso. Siamo diventati italiani alla fine della Seconda guerra mondiale, quando abbiamo scritto e accettato una Costituzione. E la Liberazione ha senso se è collegata a un'assunzione di responsabilità comune. Civile, collettiva».

Secondo De Luca, però, la parola chiave per capire la ricorrenza del 25 aprile più che «liberazione» è «resistenza». «Perché la Liberazione effettivamente fu opera di eserciti e frutto di un intervento esterno», ha sottolineato. «Mentre la Resistenza è stata organizzata da una piccola minoranza di italiani. Su di loro si è basato il nostro diritto, nel Dopoguerra, ad avere una Costituzione fondata su determinati valori».
«LE NUOVE SCHIAVITÙ». Una Resistenza che, secondo De Luca, ora è viva e attiva, ma un po' triste: «Preferisco usare la parola “Resistenza” in senso stretto, politico. Perché mentre quella di 60 anni fa era una resistenza che fondava un mondo futuro, quella di oggi non ha nulla da vincere. Nulla da fondare. Penso alle manifestazioni anti-Tav in
Valsusa, o a Chiaiano e Terzigno a Napoli contro le discariche, o contro la base aerea Dal Molin, a Vicenza. Gente che si batte contro vere e proprie schiavitù che vengono imposte. Ma», ha puntualizzato lo scrittore, «sono resitenze difensive: non gettano le fondamenta per un mondo futuro, salvano, probabilmente, la vita di un luogo. È questa la differenza fondamentale tra l'azione dei partigiani degli Anni 40 e quella dei resistenti del nuovo millennio».

da “lettera43” – aprile 2012